giovedì 15 febbraio 2007

Ritorno ai vecchi fasti?


La musica è rivoluzione, è passione, un grido che si infuoca nella persona, un fenomeno straordinario che inesorabilmente ci coinvolge, il quale non si riesce a dominare ed è impossibile da spiegare a parole, benché si traduca nel linguaggio musicale, uno dei più efficaci mai sperimentati.
Purtroppo questo fantastico regalo, uno dei migliori che ci sia mai stato donato, come una candela povera di valori ed ideali ormai tramontati, si é affievolita nel tempo inesorabilmente, riducendo la sua fiamma un tempo folgorante, ad una pallida luce vuota di significati, in riferimento alla musica attuale, una cantilena ipnotizzante, piatta, priva di originalità sotto ogni punto di vista e per giunta sbattuta all'orecchio della gente 24 ore su 24 da delle radio stereotipate, alle quali sembra essersi inceppato il disco date le imbarazzanti mancanze di creatività ed ispirazione delle band trasmesse, le quali ormai, sembrano più interessate a copiarsi le canzoni a vicenda piuttosto che a crearsi un sound nuovo ed apprezzato dalla critica musicale di un certo livello e da un pubblico intelligente.
Era un'altra epoca quando Jim Morrison imponeva pagine di storia con le "Porte della Percezione", impersonificando lo sciamano del rock con frasi pichedeliche e rivoluzionarie accompagnate da esibizioni allucinati, infuocando anche gli animi più freddi e ostili al nuovo corso musicale che gridava incessantemente a squarciagola:"Sex, Drugs And Rock N' Roll!!!"
La maggior parte della musica che ci rifila il mercato musicale, (che si è addolcito e svalorizzato ormai da troppo tempo), non si può considerare tale, perché sarebbe un insulto troppo grande alla geniale materia di cui sto scrivendo; mi riferisco a band piatte e vuote, che sono riuscite a sfondare grazie a molte spinte a loro favorevoli nell'ambiente musicale, che si caratterizzano esclusivamente per una efficace, ma fondamentalmente banale immagine che danno al pubblico, composto maggiormente da adolescenti, facili individui da adulare e manipolare a favore del grande business che avvolge "l'universo musica".
Nella penombra del rock alternativo, assolutamente migliore (ma altrettanto disprezzato da un pubblico insensibile ed ignorante, ormai entrato in schemi pop tristemente ripetitivi e noiosi) del fratellastro ultra-commerciale, (pop), gruppi creativi ed artisticamente validi, fanno fatica a far conoscere la loro musica e la loro realtà, tanto da rimanere richiusi quasi, se non sempre, in un circuito "underground", apprezzati, applauditi ed acclamati da un pubblico intelligente in grado di distinguere la vera musica dall'imitazione priva di significato, stile ed originalità.
Mi riferisco alla scena alternativa internazionale e quella italiana, che ha come maggiori esponenti gli Afterhours, i Marlene Kuntz, i Verdena, I Tre Allegri Ragazzi Morti e molti altri, che rappresentano il meglio del suond italiano, tanto snobbati quanto geniali.
Inoltre bisogna anche ricordare che la musica ha ormai rinunciato al suo impegno sociale, nell'ambito di manifestazioni contro ogni forma di malessere, come la guerra e tutte le disgrazie che porta con se, o come tutte le forme di violenza, sfruttamento e disagio che consumano una società ormai marcia e priva di valori. Non chiediamo un altro Woodstock 69' o una copia del Live Aid 85', ma almeno un'impronta più marcata da parte della scena musicale mondiale al fine di sorreggere idee e pensieri che molte persone si aspettano che facciano il loro idoli, non solo visti come rock star, ma anche come persone che hanno
valori.
Purtroppo la musica non è più musica, gli artisti non sono più tali, ed il pubblico non è più lo stesso.Tutto è cambiato, ahimè in peggio, le band si sono attaccate troppo ai soldi e alla fama e hanno smarrito il significato e l'importanza della musica: "emozionare".